09 dicembre 2007

COME JERRY LEWIS...


...anch'io ed i miei amici di THEALTRO, quest'anno partecipiamo a TELETHON. Oddio, Jerry ha inventato TELETHON (ed il cinema comico moderno dopo Chaplin) mentre noi faremo solo la nostra parte; ma sarà bello comunque. Saremo a Castagneto Po venerdì 14 dicembre insieme a musicisti di vario genere. Faremo ridere (spero) e pensare. Ci saremo. Ci sarete? E' la prima volta che Vi invito a qualcosa di mio. Chissà...forse l'età avanza o forse mi sento un pò Zio Natale...

08 settembre 2007

UNA FURTIVA LAGRIMA

Lagrima con la "g", come impone il linguaggio aulico e ampolloso del melodramma. Come "alfin", "pira", "taci, crudel", "casta diva" e "sorge l'irato nembo". Lagrima di coccodrillo, come quella di tantissimi, consapevoli e no. Lagrima di convenienza come quelli che si fanno fotografare addolorati per la perdita incolmabile di un uomo che, fino a tre giorni fa, criticavano, sbeffeggiavano e prendevano in giro. Lagrima come quella dei "vip" che faranno a gara a chi mostra il visino più addolorato o finge di passare inosservato fra ali di fotografi. Lagrima come quella di chi lavora in RAI o in Mediaset e non si degna di trasmettere un'opera, un recital o un concerto per paura di sconvolgere i palinsesti e rischiare di perdere il pubblico che aspetta vorace veline e velini e fiction. Lagrima come quella che scivola su chi crede che Lucianone sia stato solo quello dei concertoni in cui sul palco ospitava chiunque (lui per beneficienza, gli altri per opportunismo). Lagrima come quella che, per emozione e non per dolore, viene a tanti come me che amano la musica, il melodramma e ricordano le magnifiche interpretazioni che Big Luciano ha dato negli anni passati. Ho voluto mettere questa foto perchè raccoglie un momento eccezionale: quattro inimitabili maestri di canto e buon gusto. Il direttore Richard Bonynge, Luciano Pavarotti, Marilyn Horne e Joan Sutherland: insieme hanno realizzato degli autentici capolavori, senza mai strafare, esagerare, cedere all'esibizionismo che le loro voci potevano tranquillamente affrontare. Senza mai precipitare nel cattivo gusto che stampa e organi mediatici oggi richiedono; senza mai salire sul piedistallo della presunzione; conoscendo e sfruttando i propri doni di natura ma senza mai dimenticarne i limiti imposti dal tempo. In fondo, Pavarotti era un uomo come noi, fatto di genio ma anche di carne: aveva le sue debolezze e non se ne vergognava. Amava la vita e ha reso la nostra più bella con la sua voce. Se potessi dirigere la cerimonia funebre di oggi, pregherei Bocelli di stare a casa e tacere. Suonerei soltanto, senza nessuno che approfitti ancora una volta di un esibizone gratis in mondovisione per vendersi come soltanto gli squallidi sanno fare. Ma nessuno chiederà mai la mia opinione.
Caro Maestro Pavarotti, ci siamo incrociati nella hall di un albergo di Lisbona tanti anni fa ed ho avuto il piacere di salutarla e di scoprirla gentilissimo, cordiale, simpatico. Così La voglio ricordare, senza passare al "tu" come improvvisamente tutti fanno: non per snobismo, ma per semplice educazione. Oggi avrà il cordoglio in diretta, ospiti da tutto il mondo, politici in passerella ma anche tanta gente di Modena e d'Italia che, dalle case, seguirà la Sua ultima tournee. Sono certo che Lei sarà già lassù, da qualche parte, a provare per un concerto di quelli che amava tanto: ci saranno Frank Sinatra, Maria Callas, Nicolai Ghiaurov, Leonard Bernstein, Elvis, Amalia Rodrigues, Dean Martin e chissà quanti. Cantate per noi che diventiamo sempre più sordi, ciechi, muti, falsi. Italiani, in una parola. Che pena.

13 agosto 2007

FERRAGOSTO...

...moglie mia non ti conosco, eccetera eccetera. Io non ne posso più di negozi chiusi, vie deserte e gente scazzatissima che vaga tipo zombie. Non che mi manchino quelli in ferie, non sia mai: però non trovo nemmeno logico dover fare chilometri per prendere un caffè o fare la spesa. Però, si sa, in Italia comanda la massa, perciò tutti in ferie e zitti come ai tempi che nessuno rimpiange. Trent'anni fa ero seduto su una poltrona di vimini, in montagna, all'ombra, fuori da casa mia ed ho sentito che Elvis era morto. Per la prima volta in vita mia ho capito di far parte di un universo: era scomparsa una parte della storia. Un mese dopo, il 16 settembre del 1977, è morta Maria Callas. Poi siamo entrati nel terrorismo, Moro e le altre vittime, e la storia siamo diventati noi perchè potevamo morire da un minuto all'altro ma non saremmo passati alla leggenda. Almeno, non tutti. E non siamo ancora morti, ma continuiamo a (soprav)vivere in un secolo che ha un 2 davanti agli altri numeri ma vale la metà di quelli passati. Non so se ci sia davvero un senso a campare fra negozi chiusi e gente che fa lo zombie, ma torno a casa ed ascolto Elvis o la Callas e, per cinque minuti, la vita ha senso. Dopo vedremo.
Buon ferragosto, baccelloni!

05 agosto 2007

DA QUANTO TEMPO...


...non scrivo più una riga! Quante cose sono successe! Non tutte belle, ma nemmeno tutte tragiche, grazie a Dio!


Francamente non so bene cosa dire (e non è una novità) ma devo dire una cosa al mio amico Davide che spero legga questa pagina dal Mozambico: "Mandami un'email o fammi sapere come posso contattarvi! Non ho più notizie e vorrei averne e darne!!".


Fine del messaggio.


A presto, baccelloni! Fatti vivo, Davide!!

30 giugno 2007

ECCO DOV'ERO......

.....e stavo da Dio, infatti Lui era solo al piano di sopra. Me ne stavo fra i monti e poi, delitto contro la bellezza, sono tornato a casa. Un fagotto di problemi dolorosissimi mi aspettava, quelle cse che non vorresti mai che capitassero, tipo un amico che sbrocca pesante e rovina qualcosa che hai faticato a costruire insieme a lui: ma questa è un'altra storia, come diceva Moustache (il primo che indovina il leggendario film in cui Moustache diceva "ma questa è un'altra storia" non vince niente ma dimostra di avere buongusto. Insomma, sono tornato ed ho faticato non poco a prendere confidenza con il nuovo PC e con Windows Vista (la cui prossima versione sarà Windows Tatto, quella che ti spara sullo schermo Potrei chiudere la sessione in corso? Ma vuoi davvero spostare questo file nel Cestino?).
Stavo meglio lassù e non mi aspettavo certamente di dover affrontare discussioni e problemi, fortunatamente non per causa mia. Ma non importa. Scrivo perchè. tanto per cambiare, ho la febbre e il raffreddore. State meglio di me, baccelloni! Sognate le montagne e a presto!!

30 maggio 2007

NON SO VOI...

...ma io non riesco più a sorridere. Cioè, lo faccio: ma è come se mi costasse uno sforzo immane. Come se fosse un gesto innaturale, che non mi appartiene. Sarà la stagione più scema del millennio, saranno le primavere che mi pesano sul groppone, non so: però le brutte notizie mi piagano più del dovuto e quelle belle non so dove andarle a cercare. Leggo qualche giornale e vedo notizie di omicidi, pestaggi, razzismi gratuiti e inopportuni, corruzione, pedofilia e governanti imbecilli che, non sapendo fare nessun mestiere, si sono buttati in politica. Ne ho abbastanza. Per questo lascio alla saggezza del mio baffuto coinquilino il commento a questi giorni. Più conosco i miei simili e più amo i gatti e i cani.

03 maggio 2007

UN PEZZO DI STORIA...

Quasi 10 anni fa, sul MESSAGGERO, Carlo Verdone parlava del suo prossimo film e veniva citato il sottoscritto in qualità di biografo del Nostro grande Carlo. Ho scoperto questo papiro frugando nel web e ve lo attacco, tanto per raccontarvi qualcosa in più di me.

Ciao, baccelloni!



Domenica 12 Aprile 1998
L’intervista

Parla Verdone,che gira ora un nuovo film e festeggia 20anni di carriera«Interpreto Armando, un tipicoesemplare di fine Millennio . E’superficiale, opportunista, vanitosocome il gallo che, mettendosi inmostra, si fa sparare dai cacciatori»
di GLORIA SATTA

ROMA - Cominciate a familiarizzare con un animale finora poco di moda: il gallo cedrone. Potete scommetterci, diventerà un mito. E il merito sarà tutto di Carlo Verdone che, al pennuto, celebre per la sua vanità smodata, dedica addirittura un film, il tredicesimo da regista e interprete della sua ventennale carriera. Il titolo è proprio Gallo cedrone, le riprese cominceranno a metà maggio tra Roma, il Nord Italia, un Paese mediorientale. Carlo, naturalmente, starà davanti e dietro la macchina da presa. Accanto a lui, Regina Orioli, la ragazzina snob di Ovosodo. La sceneggiatura è di Verdone, Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, Pasquale Plastino. I produttori sono Rita e Vittorio Cecchi Gori. Uscita prevista: metà ottobre.Provate a chiedere a Verdone come si sente alla vigilia delle riprese. Vi risponderà con una sola parola: «Caricatissimo». E mentre i suoi telefoni squillano all’impazzata, i sopralluoghi si intensificano e va a ruba il libro di Antonello Panero Un bel giorno mi imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana (un mix dei brani più gustosi dalle sceneggiature dell’attore) Carlo accetta di raccontare in anteprima il suo nuovo personaggio, Armando. Che viene seguito in 17 anni di vita e definito dal suo creatore con una ”parolaccia” un po’ datata, eppure utile a capire: «Emblematico», dice Verdone. «Armando è un tipo emblematico».

Emblematico di che?«Della superficialità di fine Millennio. Del trasformismo, dell’immaturità, della stupida frenesia di chi brucia tutto per mettersi in mostra, illudendosi di migliorare».

Come il gallo cedrone?«Esattamente. Il gallo cedrone è un animale vanitosissimo, invece di fare chicchirichì emette un verso sgangherato. Esponendosi tanto, diventa una preda facile per i cacciatori...».Ma questo Armando ”cedrone” non si riscatta mai?«Forse, alla fine, grazie all’incontro con la giovane Orioli che gli regala umanità e poesia. C’è un colpo di scena di cui, come autore, sono orgogliosissimo. Se mi viene bene, sarà un pezzo di cinema memorabile».
Ne conosce tanti, lei, di galli cedroni?«Non sa quanti».Frequentano il cinema?«Frequentano il cinema, i ministeri, i bar, gli autobus, le spiagge. Stanno dappertutto. Sono tipi anonimi oppure potenti. Li accomuna lo stesso trasformismo, la stessa frenetica capacità di cambiare bandiera per assicurarsi privilegi e potere».Tutti così, alla fine del Millennio?«Moltissimi. Viviamo in un periodo di grande confusione».
L’antidoto?«Il buon esempio dovrebbe venire da chi comanda. Senza autorità ma in nome di una grande autorevolezza». E i politici sono in grado di dare il buon esempio?«Dovrebbero essere più umili e mettersi dalla parte del cittadino che non ha i loro privilegi...».Secondo lei, la Sinistra oggi al potere capisce questa lezione?«Speriamo. Altrimenti avrebbe ragione Nanni Moretti, che nell’ultimo film grida a D’Alema Di’ una cosa di sinistra esprimendo efficacemente il disagio di chi, dalla politica, si aspetta una maggiore coerenza».
Anche il suo nuovo film avrà un sottofondo moralistico, come ”Aprile”?«Il mio è un cinema diverso da quello di Moretti. Con grande sincerità, io ho sempre fatto la commedia ispirandomi alla vita contemporanea. Nanni è più intellettuale. Ha un seguito notevolissimo, i fans lo considerano una figura di riferimento. E’ un artista che spinge a riflettere con il suo stile crudo, a volte irritante, sempre moralistico. Riequilibra questo momento di superficialità estrema, e per questo è fondamentale».

18 aprile 2007

APRILE E' IL MESE PIU' CRUDELE...


genera lillà da terra morta. Così scrisse un sommo poeta, T.S.Eliot. E aveva ragione. Aprile fa schifo. La primavera puzza. Le rondini fanno casino. Gli innamorati fanno il cazzo che vogliono e il caldo fiacca chiunque. Chi la chiama bella stagione andrebbe meglio se si facesse regolare il termostato. Da 15 giorni non scrivo niente e nessuno se ne è lamentato. Deduco che di me non vi importa granchè. Prendo atto. Non so che dire e perciò taccio. Se qualcuno vuole sapere come mi trovo nel nuovo lavoro può chiedermelo. Se rispondo o no sono affari del Vaticano, che tanto ficca il naso dovunque. State bravi. Magari domani sono messo meglio. Chissà...

30 marzo 2007

SIMPLY THE BEST...


...better than all the rest! Ovvero:

ciascuno di voi dica le dieci canzoni italiane che ritiene le più belle, anche per motivi personali o sentimentali o emotivi. Cioè: anche se sei un baccellone metallaro puoi commuoverti come un pulcino quando senti Il cielo in una stanza. Chiaro? Comincio io:


1. Futura

2. Don Giovanni

3. La voce del silenzio

4. Una lunga storia d'amore

5. Giudizi universali

6. Mario

7. Ciao amore ciao

8. Almeno tu nell'universo

9. Un vecchio errore

10. L'illogica allegria


Attendo le vostre opinioni. Nessun premio. Nessun giudizio. Solo marzo.

22 marzo 2007

QUARANTA MA NON LI DIMOSTRIAMO...

...né io né, tantomeno, La Famiglia Addams. E' uscito un cofanetto di 3 dvd con la prima stagione del mitico telefilm. Non faccio pubblicità. Dico solo a chi li ricorda di rivederli e a chi non li ha mai visti di non perderli. Il tempo passa e certe cose, me compreso, migliorano. Credetemi, baccelloni!

07 marzo 2007

LA FESTA DELLE DONNE


Auguri un giorno prima, auguri sinceri e convinti alle donne che se li meritano. Auguri alle mie amiche, a quelle che non conosco e a quelle che vorrei conoscere. Auguri anche alla maggioranza delle donne che non si meritano proprio niente, come la maggioranza degli uomini. Auguri a chi si arrabbia per le discriminazioni, a chi si arrabbia per le differenze e a chi non si arrabbia. Auguri a chi ne ha le palle piene di giorni di festa che non servono a niente se non a festeggiare qualcosa che non c'è. Auguri a chi va a vedere gli spogliarelli e a chi li fa. Auguri a tutti e, perciò, a nessuno. Come sempre, in questi casi, fingere che tutto vada bene è meglio che cercare di far qualcosa per far andar bene tutto. Perciò brindisi e mimose alla massa di sgallettate bercianti col piercing nel cervello e un abbraccio sincero alle poche, vere donne che sanno di avere un ottomarzo ogni giorno e di meritarselo. Quelle che mi conoscono, sanno di chi parlo e che parlo di loro. Le altre, per limiti di età, le lascio a chi crede ancora che l'amore sia qualcosa che capita a tutti. Non è così e lo capirete, ma fino a quel momento godetevi l'illusione. Poi, da tre metri sopra il cielo a tre metri sotto terra, il passo è brevissimo. Attenti a non inciampare!

03 marzo 2007

ALL'USCITA DI SCUOLA I RAGAZZI...

...vendevano libri. Ergo, sono un ragazzo ed esco da scuola tutti i giorni. Il tempo non è passato e domani mi sveglierò il 4 marzo 1979. O forse, dato che sarà il 4 marzo, sarà meglio ricordare che Lucio Dalla compie gli anni e che Lucio Battisti li compirebbe se non fosse già sparito per sempre. Perchè ricordo sempre e basta, direte miei cari baccelloni? Perchè non vedo niente, attorno a me, di cui mi vorrò ricordare fra qualche anno. E allora lascio che l'età faccia il suo mestiere e che le cose di un tempo assumano il ruolo che devono. Mica ricordo tutto, anzi. Qualche anno fa, grazie ad un analista in gamba e parecchio coraggioso, ho cancellato chili e chili di robaccia che mi tenevo nel solaio che ho sotto i capelli. Adesso ho solo in testa le cose che voglio ed ho imparato a memorizzare solo quelle.
Per questo voglio continuare a ricordare chi ha scritto "Don Giovanni" e "Futura", due delle canzoni più belle della mia vita.
Fine della poesia. Comincia Sanremo. Baudo non farà prigionieri.

28 febbraio 2007

DI 28 CE N'E' 1...


...tutti gli altri fanno quello che gli pare. Tipo che stasera non mi prende ma niente ma niente di rincoglionirmi a sentir gemere cloni di pecorume che dicono essere cantanti a Sanremo. Mica snobismo, baccelloni del mio cuor, è che oltre al cardiologo e il neurologo e il dentista non voglio anche frequentare un otorinolaringoiatra né men che meno uno psicologo. Ho sentito mezza canzone e non ho capito se l'audio del TV era ben regolato o quella povera ragazza bisognerebbe abbaterla come si fa nelle mandrie con i puledri azzoppati. Non si può far soffrire così una creatura, andiamo! Già sentire gli originali fa schifo ma tollerare i soliti imitatori di mezze seghe tipo Giorgia, Elisa, Oxa e Cremonini mi pare una condanna che neanche a Norimberga hanno avuto il coraggio di infliggere. Snob? Dite così? Davvero? Boh...spengo il televisore, leggo un pò e poi vedo e già che ci sono, visto che mi trovate snob, mi cito:

"Essere chiusi fuori da un manicomio è meglio che starci dentro senza accorgersene".

Baciatevi, se volete. Io non lo faccio di certo.

Grunt!

19 febbraio 2007

ESSERE O NON ESSERE...


vivi? Ieri sera ho recitato. Il ruolo mi impone di rimanere immobile in scena per 100 minuti, parlando solo in due scene. Per la prima volta nella mia carriera vivo lo spettacolo dall'interno, coinvolto dalla prima all'ultima parola dei miei compagni. Ieri sera, per la prima volta, ho sperimentato uno stato di assoluta trance. Ero talmente calato e coinvolto che al termine, per quasi cinque minuti, sono stato incapace di parlare e reagire normalmente. Ero ancora nel personaggio ed ho faticato non poco ad uscirne. Adesso sto per tornare in teatro a replicare per l'ultima volta questo testo. Vi confesso di sentirmi a posto, preparato e concentrato, ma di avere una strana sensazione di sdoppiamento. Spero che tutte queste emozioni arrivino al pubblico. Ecco perchè ho messo la foto di un Maestro. Quando l'ho visto recitare in teatro dava a me spettatore le sensazioni che adesso provo io come attore. Ho imparato qualcosa da un grande e lo voglio dire a tutti Voi, baccelloni miei, Voi che recitate, cantate, suonate, dipingete, scrivete.
Ci capiamo, vero? Quando trasmettiamo un'emozione, anche se non solo in teatro, ci sentiamo vivi. E non c'è niente di più bello al mondo. Grazie, Vita!

E grazie, Vittorio!

14 febbraio 2007

VIVERE SOPRA O SOPRAVVIVERE?





Torino, ormai, vive di nascite e morti. E basta.
Mi spiego meglio: non leggo sempre quotidiani ma è un lusso che mi concedo quando mi trovo a casa per malattia, come se non bastassero i farmaci a rendermi pesante la salute.
LA STAMPA nuova versione mi piace più della precedente, riesco persino a leggerla senza infagottare le pagine e mi sembra diventata persino più interessante. Poteri della medicina, dico. Scorro i titoloni.
Problemi in politica, Rutelli critica le sinistre senza un briciolo di autocommiserazione, Berlusconi fa ingelosire la moglie e ci sciroppiamo le crisi familiari (Casa delle Libertà vorrà pur significare qualcosa, no?), Prodi si fa odiare da tutti, la questione dei PACS sembra importante quanto il terrorismo internazionale (mentre con un minimo di buonsenso si capirebbe che vivere insieme giorno dopo giorno è molto più coraggioso che dire “sì” in chiesa), il Vaticano non si occupa di politica (ma forse Dio fa tutto da solo e perciò hanno del tempo libero), eccetera eccetera.
Trovo mostruoso il fatto che negli stadi non ci sia altro che pericolo o che vengano esposti striscioni che inneggiano sempre e solo alla violenza. Il calcio, in fondo, è tutto quello che interessa all’Italia di oggi: ma non è più un gioco. È diventato il terreno fertile della corruzione e della faziosità più ignorante ed intransigente e non passa una settimana senza il morto ammazzato o pestaggi vari. Erano più civili i tempi del Colosseo: almeno davanti avevi un leone, non una massa di pecore assassine.
Leggo che Orhan Pamuk, premio Nobel per la letteratura, è costretto a lasciare la Turchia natale perché minacciato e perseguitato e penso con tristezza che il nostro Dario Fo, ammirato e celebrato in tutto il mondo, qui da noi sia considerato quanto un buffone qualunque.
Un articolone mi spiega che l’effetto serra causerà sconvolgimenti climatici e ambientali nei prossimi anni: non ne avevo bisogno, me ne accorgo già a febbraio con 16 gradi e le primule nei prati. Però nessuno che pensi, magari, a ridurre un po’ i consumi o a far notare agli USA, se ci ascoltano, che le loro centrali nucleari sono un po’ troppe.
India e Cina dicono che è più importante uscire dalla miseria che avere aria pulita.
Quando finirà l’aria finirà certamente anche la miseria, tranquilli. Basta aspettare. Io non ho fretta.
E poi banche che si fondono fra loro e borse che vanno in altalena. Solita roba.
Torino? Tutto bene, grazie. Non funziona niente (dicono i torinesi) ma a me piace di più, perlomeno dal vivo: però, sulle pagine dei quotidiani non ci sono altro che notizie disastrose sul traffico, la Metro (che è una meraviglia ma è corta e per allungarla occorrono lavori che mettono i torinesi in ansia), il nuovo stadio, il vecchio stadio e gli avanzi delle Olimpiadi. Ogni torinese ha la sua formula per la città perfetta ma, chissà perché, nessuno la presenta. Chi la presenta e viene eletto in qualche carica più o meno autorevole, immediatamente si impantana nelle grane della gestione precedente e il segreto rimane inviolato.
Non c’è un solo torinese che abbia il coraggio di dire bene della città o, se lo fa, se ne vergogna subito. Mi ricordo i tempi della DC: nessuno l’ha mai votata ma è stata al governo 50 anni e più. Tutto va ben, madama la Marchesa e tira a campare.
Un punto, però, attira la mia attenzione da qualche tempo. Ho notato che i cartelloni pubblicitari e le inserzioni a piena pagina nei quotidiani, per non parlare dei nuovi negozi che sorgono in città, spingono la gente in tre direzioni: figli, prestiti e funerali. A parte automobili, vacanze e belle figliole in mostra per profumi o accessori di moda non si vede altro.
Nella strada in cui abito, negli ultimi mesi sono spuntati almeno quattro uffici di mediazione immobiliare o finanziaria, un paio di negozi specializzati per bambini e una sede della celebre ditta funeraria che non nomino perché la conosciamo tutti. Le pubblicità su autobus e strade non dicono altro che “una grande vita merita un grande funerale” (la mia e quella di tanti altri, perciò, merita il lancio nella discarica e va che va bene), o roba similmente iettatoria, oppure ci informano della nascita di un centro per vestire i bambini, di una scuola per insegnar loro tutto ciò di cui non avranno mai bisogno, di centri estetici e di uffici dove ti prestano tutti i soldi che vuoi (se poi vai a bagno, non preoccuparti che c’è chi ti presta anche la parcella dell’avvocato e ricominci, come il MONOPOLI).
È una sensazione strana.
Mi sembra che ci vogliano convincere che fare figli, vivere al di sopra delle nostre possibilità, cambiare auto e cellulare ogni mese, scoprire i Tropici ed essere seppelliti in pompa magna sia tutto quello che ci serve. Fanno finanziamenti persino per i funerali, meno male! Così agli eredi lascio anche un paio di chili di cambiali per essere ricordato meglio!
Siamo arrivati ad un punto di mancanza culturale che fa quasi rimpiangere il Medioevo eppure ci illudono che la felicità per un bambino è una carrozzina a tre ruote con freno (giuro, ne ho viste), un corso di vela, un cellulare e tutte le novità informatiche. E per noi una crociera almeno, centri benessere e televisori talmente grandi che li devi guardare dal terrazzo per non ustionarti le cornee. Ma è giusto. Per essere devi avere, perciò, se non puoi, per avere devi farti prestare.
Nascite e morti, insomma. In mezzo? Un gran buco da riempire.
Sempre meno lavoro, sempre più criminalità, sempre meno certezze. Aumentano l’alcoolismo, le violenze domestiche, la droga, la solitudine che ti infila nel gorgo delle depressioni e vai così.

Una grande infelicità tra il primo vagito e l’ultima bestemmia.
Karl Valentin, tanto tempo fa, ha detto “Una volta, il futuro era meglio”.
Vorrei che mi avessero venduto un giornale del secolo scorso.

CARO FEDERICO,


per anni non ho fatto altro che vedere e rivedere i tuoi film e, forse, ne ho fatto indigestione. O forse ero troppo giovane e la passione per il cinema era tale che non potevo smettere. Ero sempre alla scoperta di cose nuove, nuovi autori e nuove emozioni. Ho fatto bene, certo, ma da qualche tempo ho smesso di essere onnivoro. Per questo ho ricominciato a guardare le pellicole che ci hai lasciato: alcune, che avevo amato, non mi hanno più parlato allo stesso modo ma altri, invece, mi hanno letteralmente sommerso di emozioni. E tutto questo perchè sono invecchiato ed ho cominciato a capire finalmente qualcosa della vita. Ecco perchè 8 e mezzo è in assoluto il film che preferisco, e così Il Casanova, Ginger e Fred e, naturalmente, Amarcord. Ecco perchè fra tutti gli autori sei sempre quello che mi emoziona ogni volta, insieme a Billy Wilder, Alfred Hitchcock, Stanley Kubrick e pochi altri. Forse perchè il fatto che oggi vi capisco meglio, sempre più a fondo, mi fa sembrare bellissimo il tempo che mi invecchia. Ed è una sensazione straordinaria.
Grazie, Federico.






09 febbraio 2007

WE'LL MEET AGAIN...


...don't know where, don't know when but I know we'll meet again some sunny day. Una canzone vecchia di cinquant'anni, già entrata nella leggenda perchè Kubrick la mise alla fine di Dr.Strangelove mentre le bombe atomiche (anzi "ordigni fine di mondo") rendevano giustizia al genere umano esplodendo qua e là. Eravamo nel '63 e la canzone era già vecchia ma la voce di Vera Lynn le donava il fascino delle pagine che scricchiolano in un album di foto. Nemmeno Sinatra era riuscito a non cantare una canzone così bella e semplice e ne aveva fatto un capolavoro. Ma cosa mi è preso, baccelli miei? Perchè vado a riesumare polverose melodie e le beatifico con l'entusiasmo necrofilo del peggior Paolo Limiti? Cosa mi ha tenuto lontano dalla tastiera per quasi venti giorni? Non credo l'effetto del compleanno e nemmeno un attacco di precoce rincoglionimento senile.

Penso sia dovuto al fatto che la mia salute si sia messa a protestare e mi abbia creato un pò di problemi (che non vi racconto perchè non ho l'arte di Stephen King). Sono stato lontano dal lavoro e mi sono scoperto più forte di me stesso. Ho resistito alla mancanza di salute (anzi, alla terapia che è stata peggiore della malattia) e l'ho fatto senza mai provare paura o sconforto. Se fossi un Santo, tutto bene. Ma non lo sono. Infatti mi sono incazzato oltre l'umano per le condizioni penose che mi hanno causato i farmaci. E questo è stato il bello. Ha funzionato. Mi muovevo per casa come Gollum, chino e storto, non riuscivo a mangiare né a parlare e non avevo un centimetro quadrato di corpo che non mi facesse soffrire e tutto grazie ai farmaci che mi avrebbero dovuto guarire. Ho smarronato di brutto, vomitando insulti e volgarità irriferibili che avrebbero fatto cambiare mestiere ad un esorcista. E ne sto uscendo.
Non voglio dire che le parolacce guariscono tutte le malattie, però riportano la nostra coscienza a quell'umanità che i farmaci spesso ci sottraggono. Ci sentiamo vicini alla terra ma non abbiamo voglia di andarci sotto.
Aiuta. Credetemi, baccelli miei.
E un modo straordinario per ricordare che la terra ci chiama e che abbiamo bisogno di lei, perciò di tornare a sentirci umani fino in fondo, è quello di ascoltare l'album la cui copertina è in alto a destra. The man comes around - American IV di Johnny Cash. La sua voce è fatta di terra, quella dell'America buona e coraggiosa che è morta con lui. La sua voce è fatta di roccia, scabra e tagliente ma buona a far montagne. Ed è una voce capace di cantare canzoni d'amore (non "romantiche"), ballate country e perfino di ricordarci che Bridge over troubled water di Simon & Garfunkel, quando un grande cuore la canta, non sembra uno degli inni dei Ciellini a Rimini.
E questo disco meraviglioso si chiude proprio con la promessa che ci ritroveremo, non so dove, non so quando, ma so che ci ritroveremo in un giorno di sole. E stavolta Stranamore non fa saltare bombe perchè ne sono già scoppiate troppe.
Ho ancora qualche nuvola attorno, ma lunedì torno a lavorare. Un pò più debole, un pò più stanco, un pò più tremolante ma sicuramente più saggio. Si diventa saggi per necessità e non per amore: quello serve a San Valentino per i baccelli più teneri che non hanno ancora capito da che parte arriva la fregatura e sono convinti che con la donna giusta tutto cambia. Certo, per lei. Per noi non cambia mai niente a meno che non siamo anche noi l'uomo giusto, soprattutto verso noi stessi, e non c'è più nessuno disposto a rinunciare a qualcosa in attesa di qualcosa di meglio. La pazienza che ti viene dalla malattia non la sappiamo valutare e non vediamo l'ora di guarire. Quando la malattia non guarirà mai, invece, ci si adegua e si scopre un altro lato della vita: la profondità. Cash stava morendo e continuava a cantare canzoni splendide e piene di sincerità. Per questo il mondo va come va: è nelle mani dei cosiddetti sani, ciechi a tutto fuorchè al loro tornaconto. Anche per loro (se capiscono l'ironia) mi unisco al coro e canto We'll meet again...
Ciao, baccelloni!

25 gennaio 2007

LA LONTANANZA, SAI...


...è come il vento. Bella canzone, ma certe volte la lontananza è come un lampo: illumina ciò che abbiamo attorno e ci fa notare che manca qualcosa. Qualcosa che, forse, è semplicemente lontano oppure non ci è mai stato vicino. Un flash e di colpo scopriamo che viviamo senza qualcosa. Ed è sempre qualcosa che non si può comprare, come un pacchetto di Lucky Strike o un chilo di arance. E' sempre qualcosa che non ha un prezzo, come un valore, un idea, una speranza. Per anni siamo stati lontani da quel qualcosa e la lontananza, di colpo, ci fa scoprire che valore potrebbe avere nelle nostre mani quel qualcosa. Cari baccelli, ognuno di noi ha qualcosa che gli manca e non tutti sono così fortunati da sapere cosa sia. Talvolta saperlo è persino peggio. E' come avere coscienza di essere ciò che non si vorrebbe ma non si hanno alternative. Ogni sogno che facciamo parla di noi, come siamo o come vorremmo essere; e sono anni e anni che sognamo e spesso abbiamo sogni ricorrenti. Quanto ci vorrà ancora prima che almeno uno di essi diventi vero? Come cambierebbe la nostra maniera di guardare le cose se riuscissimo, per un istante, a scongelarci il cervello e l'anima? E come cambierebbe la nostra sopravvivenza quotidiana se, di colpo, diventasse la vita che abbiamo sempre e solo sognato? Un amore vero, la fine di un amore falso, un Nobel, una partenza senza ritorno per l'Isola Che C'E' (cazzo se c'è, solo che è già occupata dai soliti quattro stronzi), un abbraccio sincero, una casa senza muri o quel che volete. Cari baccelli, un giorno ci sveglieremo senza aver sognato e ci renderemo conto di aver finito il bonus di sogni che abbiamo in dotazione. Non sarà un bel giorno.

Amaramente sogghignante, ma sempre Vostro

Zio

18 gennaio 2007

L'ANTENATO DELLO ZIO...


...suonava un liuto mentre Annibale Carracci lo dipingeva. La somiglianza con il sottoscritto è notevole, liuto a parte. Me l'ha fatto notare una signora che ama i libri di Simenon, l'arte e la musica e che si fida dei miei consigli di libraio.
E' andata a vedere una mostra di Carracci e mi ha detto di avermi visto o, meglio, di aver visto un mio possibile antenato ritratto dal celebre pittore. Vero. Devo ammetterlo. Ho già vissuto tempo fa ed ero un nobile appassionato di musica.
Sono stato scoperto!!
Il ritratto di Zio Gray!! Il quadro invecchia, io no.
Fa bene crederci, ogni tanto. Se trovate qualche vostro sosia immortalato in un quadro fatelo sapere. E' bello credere di far parte dell'arte e non solo di questo pantano metropolitano (la rima interna è voluta e permessa solo a chi conosce l'uso dell'anadiplosi).
Buonanotte, baccelli archetipici! Stanotte dormirò in cornice.

P.S. - Chi mi conosce sa che sono astemio e non faccio uso di droghe. Chi non mi conosce lo sa da adesso. Sono così quando sono normale. Pensate che farei e/o direi se alterassi il mio stato di coscienza.
E voi? Per essere sinceri e sconvolgenti quanto dovete assumere? Provate a stare sobri e puliti: quello che succede ogni minuto è più potente del crack!!

15 gennaio 2007

E SE DOMANI...


...ci vedessimo tutti quanti in faccia? Voglio dire: sul serio, realmente. Se ci togliessimo dal muso quell'espressione da specchio che proviamo a lungo prima di uscire di casa ogni mattina? Se per una volta lasciassimo che l'espressione fosse davvero la fotografia di quello che abbiammo dentro? Che dite, baccelli miei, non sarebbe una sorpresa? Pensate a quante facce vedremmo ridere per la prima volta; a quante ne vedremmo con addosso una rabbia che fino a ieri stava sotto gli zigomi; a quante vedremmo rigate di lacrime! Invece, no. Anche domani ognuno si metterà davanti allo specchio e cercherà di assomigliare a quello che gli altri vogliono vedere. Perchè non abbiamo il coraggio di farci vedere per quello che siamo davvero? Perchè continuiamo ad affidarci a creme antirughe e pillole della speranza?

Non c'è più nessuno che sappia invecchiare accanto a se stesso. La nostra vera faccia non la conosciamo più. Chissà sotto quanti strati di consuetudine si è nascosta!

Stasera, ed è presto, ho spento il televisore e sto per aprire un libro. Mi sento quasi un rivoluzionario. Non guarderò né films né tocsciò né fixions né rialiti e neppure dividì.

Se ne avessi una, accenderei una candela e leggerei alla luce della fiamma.

La rivoluzione è cominciata.

Cari baccelli (e, vi giuro, questo modo di chiamarci fra di noi è talmente pieno d'affetto che se ve lo spiego piangiamo tutti), stasera non voglio più vedere ma solo guardare. Leggerò, riempirò un portacenere di mozziconi e andrò a dormire presto.

Mi sembra di aver premuto il bottone di lancio di un missile. Fatelo anche voi.

Anzi, facciamolo tutti insieme.

Che stupidi quelli che non hanno mai votato Berlusconi ma non si sono mai scollegati da Canale5: l'avete votato lo stesso.

Stasera parte l'anarchia, almeno per me. Niente tv. Non voto per nessuno.

E il libro l'ho scelto io.

Sembra un gesto da eroi, ma è solo il minimo che si possa fare per evitare di fare come gli aironi che diventano tutti rosa a forza di mangiare sempre gamberetti.

Stasera il mio colore è solo mio.

Coloratevi anche voi.

Buonanotte.

14 gennaio 2007

E' UNO DI QUEI GIORNI CHE...


...ho voglia di bestemmiare. Stavate già cantando la canzone della Vanoni? Vi ho fregato, baccelli! Oggi avrei davvero voglia di bestemmiare. E fallo, direte. E perchè? Perchè sprecare fiato ad insultare qualcuno che non è nella stessa stanza? Mamma mi ha insegnato che non si parla male di chi è assente, e Dio, in questi giorni, è assente. Almeno per me.

Vorrei avere un dialogo a quattr'occhi con Lui e chiedergli perchè cazzo sta andando tutto così storto. Ma non parlo solo del mondo, baccelloni miei, parlo anche di me. Mi sta andando tutto di traverso. Anzi, no, meglio dire che non mi sta andando niente dritto. Non attaccate con la storia del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno: il mio l'ha già portato via la barista.

Vorrei fare due chiacchiere con l'Architetto Supremo e dirgli, dal basso della mia rettilitudine, che qualcosa nel Suo progetto non funziona più. Un danno strutturale sta minando quel grattacielo di merda che chiamiamo terzo millennio. Lui, certamente, e con tutte le ragioni, mi farebbe notare che siamo noi bipedi a piantar su un casino dietro l'altro. E non saprei dargli torto. Ma Gli chiederei "perchè". Perchè i casini li fanno gli altri e a pagare devo sempre essere io. Io e quella manica di esseri in estinzione che ancora crediamo nella lealtà, nella sincerità e nella pulizia. Perchè le stronzate le fanno sempre i soliti e noi dobbiamo lavare per terra? Perchè un mondo in cui un malato terminale implora di morire, e chi lo aiuterebbe viene accusato di omicidio, è lo stesso in cui abitano vermi che chiamano giustizia l'impiccagione di Saddam? Io odio i dittatori, ma non li farei mai morire: li farei vivere cinquant'anni nel modo in cui hanno fatto vivere i loro sudditi. E così farei anche con coloro che si proclamano paladini della libertà e bombardano per portare la democrazia.

Vorrei chiedere a Dio una seconda chance per questo pianeta.

Gli chiederei di resettare tutto, di formattare il mondo e vedere se magari funziona meglio con una versione più vecchia.

Cari baccelli, se qualcuno tra voi Lo ha sentito di recente, per favore, fatemi avere la Sua e-mail. Adesso è meglio che smetta. Torno più tardi.
La foto non c'entra niente, ma è bello ricordare i tempi in cui c'erano ancora in giro bellezza e arte.

08 gennaio 2007

VENT'ANNI FA, DUCA...

...io ero all'Olimpico di Torino che, con più simpatia e meno fiaccole spente, si chiamava Comunale. Ero militare ed avevo avuto una licenza estiva, a metà luglio.
Ho preferito non scendere al mare come tanti altri e restare a Torino.
Con pochi e veri amici ero seduto in tribuna (anche se il biglietto era del prato, ma un amico di un'amica ci ha fatti sedere lassù).
C'era un grosso e colorato ragno di metallo e tubi e vetro.
E poi sei arrivato tu, Duca, e per tre ore hai cantato, suonato, ballato, recitato ma, soprattutto, sei stato quello che avevo immaginato ascoltando i tuoi dischi: un artista completo e generoso. C'era Peter Frampton alla chitarra e tutti abbiamo pianto, ma sul serio, quando hai cantato Heroes perchè lo stavamo cantando anche noi e, solo per dieci minuti, siamo stati eroi davvero.
Ho rivisto il concerto in VHS ma non mi è piaciuto. Sembrava il filmino del matrimonio degli amici, quei filmini che non vedi l'ora che finiscano; non perchè siano brutti, ma perchè quello che ricordiamo di quei momenti non è mai quello che rivediamo.
E ricordo il Glass Spider Tour perchè era la prima volta che mi trovavo così vicino ad un artista, così coinvolto, così adulto nonostante la giovinezza. Ecco, David, perchè ti hanno sempre criticato in tanti: perchè dicevano che non crescevi mai, che continuavi ad essere un pagliaccio, a cantare sempre le stesse cose.
Ecco perchè in tanti ti amiamo e continueremo ad ascoltare le tue canzoni: perchè, secondo alcuni, erano già vecchie allora. Erano loro, i critici, ad essere già troppo vecchi ed avevano paura della giovinezza.
Noi, invece, siamo invecchiati con te e non abbiamo mai avuto paura di sentirci più giovani di quello che dice l'anagrafe.
L'età è questione di tempo.
Buon compleanno, Duca!

06 gennaio 2007

BUCHI NELLE CALZE


Storie vecchie, quelle della Befana e le sue calze e del perchè è vestita "alla romana" (nel senso che fa il tifo per Mussolini?).

Sperare in qualcosa che non sia carbone va bene per chi non crede che De Amicis sia esistito veramente, dato che Cuore oggi non è più nemmeno un libro: la Tamaro ha inflazionato anche quello.

E' arrivato il 2007 e, per quanto riguarda il sottoscrivente, si preannuncia buono. Il pacchetto applicativo ZIO2007XP si è installato in automatico ed ha inserito degli antivirus che neanche un raffreddore ci passa.
In compenso ha aperto più porte verso l'esterno e così, se prima dicevo quello che pensavo solo in determinate circostanze, adesso lo dico comunque e dovunque.
Prima o poi qualcuno mi spaccherà il muso, ma sarà un'esperienza nuova da aggiungere a quel curriculum che mi porto dietro da quasi 44 anni (in fila per 6 col resto di 2 come i gatti dello Zecchino d'Oro).

Sto lavorando in teatro ad uno spettacolo programmato per febbraio, inizierò un laboratorio che mi porterà in scena a giugno, seguo i miei allievi, comincerò (probabilmente) a scrivere per un mensile e sto macinando idee per un paio di testi che scriverò fra breve.

Il tempo ha smesso di spaventarmi già da un pezzo e certe volte mi sembra di non averne abbastanza: ma quanto ne ho? Quanto me ne resta?

E chi se se fotte.
Per poco che sia sarà già parecchio, se la voglia di sopravvivermi è così alta.

Perciò, cara Befana, le mie calze non hanno buchi o, se ne hanno, sono sottili come le maglie di un setaccio e sono lì apposta per far scivolare fuori tutto quello che non mi serve.

Si.
Dall'inizio di gennaio, e da qui all'eternità, sarò il setaccio di me stesso.
Per troppo tempo mi sono tenuto la sabbia degli altri sulle spalle.
Da adesso in poi, per favore, arrangiatevi. Io basto appena per me stesso.
E, ad essere sinceri, di molti di voi non me ne frega un cazzo.
Ma per molti di voi, invece, ho le spalle larghe e pronte. E a molti di voi voglio davvero bene.
Cercate di fare lo stesso, non solo con me ma con tutto il mondo.

Se tutti ci occupassimo soltanto delle cose e delle persone che valgono davvero per noi, ragazzi quanto tempo libero per vivere!

Calze bucate a chi ha i piedi in troppe scarpe!
Io ho due gambe, incerte ma implacabili.
Cammino per conto mio.
Se vuoi seguirmi, benvenuto.
Ma non sfottermi mai se inciampo e non criticare se mi fermo troppe volte a bere un caffè o fumarmi una sigaretta o a guardare il cielo.
Uno molto più saggio di me ha detto che "guardare il cielo è solo un modo blu di perdere il tempo".
Ha capito moltissimo, uno che sa dire le cose in questo modo.
Se non sai perdere tempo o non ti piace il blu, guarda altrove.

Ti sto cominciando ad amare, mondo fottuto.