08 settembre 2007

UNA FURTIVA LAGRIMA

Lagrima con la "g", come impone il linguaggio aulico e ampolloso del melodramma. Come "alfin", "pira", "taci, crudel", "casta diva" e "sorge l'irato nembo". Lagrima di coccodrillo, come quella di tantissimi, consapevoli e no. Lagrima di convenienza come quelli che si fanno fotografare addolorati per la perdita incolmabile di un uomo che, fino a tre giorni fa, criticavano, sbeffeggiavano e prendevano in giro. Lagrima come quella dei "vip" che faranno a gara a chi mostra il visino più addolorato o finge di passare inosservato fra ali di fotografi. Lagrima come quella di chi lavora in RAI o in Mediaset e non si degna di trasmettere un'opera, un recital o un concerto per paura di sconvolgere i palinsesti e rischiare di perdere il pubblico che aspetta vorace veline e velini e fiction. Lagrima come quella che scivola su chi crede che Lucianone sia stato solo quello dei concertoni in cui sul palco ospitava chiunque (lui per beneficienza, gli altri per opportunismo). Lagrima come quella che, per emozione e non per dolore, viene a tanti come me che amano la musica, il melodramma e ricordano le magnifiche interpretazioni che Big Luciano ha dato negli anni passati. Ho voluto mettere questa foto perchè raccoglie un momento eccezionale: quattro inimitabili maestri di canto e buon gusto. Il direttore Richard Bonynge, Luciano Pavarotti, Marilyn Horne e Joan Sutherland: insieme hanno realizzato degli autentici capolavori, senza mai strafare, esagerare, cedere all'esibizionismo che le loro voci potevano tranquillamente affrontare. Senza mai precipitare nel cattivo gusto che stampa e organi mediatici oggi richiedono; senza mai salire sul piedistallo della presunzione; conoscendo e sfruttando i propri doni di natura ma senza mai dimenticarne i limiti imposti dal tempo. In fondo, Pavarotti era un uomo come noi, fatto di genio ma anche di carne: aveva le sue debolezze e non se ne vergognava. Amava la vita e ha reso la nostra più bella con la sua voce. Se potessi dirigere la cerimonia funebre di oggi, pregherei Bocelli di stare a casa e tacere. Suonerei soltanto, senza nessuno che approfitti ancora una volta di un esibizone gratis in mondovisione per vendersi come soltanto gli squallidi sanno fare. Ma nessuno chiederà mai la mia opinione.
Caro Maestro Pavarotti, ci siamo incrociati nella hall di un albergo di Lisbona tanti anni fa ed ho avuto il piacere di salutarla e di scoprirla gentilissimo, cordiale, simpatico. Così La voglio ricordare, senza passare al "tu" come improvvisamente tutti fanno: non per snobismo, ma per semplice educazione. Oggi avrà il cordoglio in diretta, ospiti da tutto il mondo, politici in passerella ma anche tanta gente di Modena e d'Italia che, dalle case, seguirà la Sua ultima tournee. Sono certo che Lei sarà già lassù, da qualche parte, a provare per un concerto di quelli che amava tanto: ci saranno Frank Sinatra, Maria Callas, Nicolai Ghiaurov, Leonard Bernstein, Elvis, Amalia Rodrigues, Dean Martin e chissà quanti. Cantate per noi che diventiamo sempre più sordi, ciechi, muti, falsi. Italiani, in una parola. Che pena.