14 febbraio 2007

VIVERE SOPRA O SOPRAVVIVERE?





Torino, ormai, vive di nascite e morti. E basta.
Mi spiego meglio: non leggo sempre quotidiani ma è un lusso che mi concedo quando mi trovo a casa per malattia, come se non bastassero i farmaci a rendermi pesante la salute.
LA STAMPA nuova versione mi piace più della precedente, riesco persino a leggerla senza infagottare le pagine e mi sembra diventata persino più interessante. Poteri della medicina, dico. Scorro i titoloni.
Problemi in politica, Rutelli critica le sinistre senza un briciolo di autocommiserazione, Berlusconi fa ingelosire la moglie e ci sciroppiamo le crisi familiari (Casa delle Libertà vorrà pur significare qualcosa, no?), Prodi si fa odiare da tutti, la questione dei PACS sembra importante quanto il terrorismo internazionale (mentre con un minimo di buonsenso si capirebbe che vivere insieme giorno dopo giorno è molto più coraggioso che dire “sì” in chiesa), il Vaticano non si occupa di politica (ma forse Dio fa tutto da solo e perciò hanno del tempo libero), eccetera eccetera.
Trovo mostruoso il fatto che negli stadi non ci sia altro che pericolo o che vengano esposti striscioni che inneggiano sempre e solo alla violenza. Il calcio, in fondo, è tutto quello che interessa all’Italia di oggi: ma non è più un gioco. È diventato il terreno fertile della corruzione e della faziosità più ignorante ed intransigente e non passa una settimana senza il morto ammazzato o pestaggi vari. Erano più civili i tempi del Colosseo: almeno davanti avevi un leone, non una massa di pecore assassine.
Leggo che Orhan Pamuk, premio Nobel per la letteratura, è costretto a lasciare la Turchia natale perché minacciato e perseguitato e penso con tristezza che il nostro Dario Fo, ammirato e celebrato in tutto il mondo, qui da noi sia considerato quanto un buffone qualunque.
Un articolone mi spiega che l’effetto serra causerà sconvolgimenti climatici e ambientali nei prossimi anni: non ne avevo bisogno, me ne accorgo già a febbraio con 16 gradi e le primule nei prati. Però nessuno che pensi, magari, a ridurre un po’ i consumi o a far notare agli USA, se ci ascoltano, che le loro centrali nucleari sono un po’ troppe.
India e Cina dicono che è più importante uscire dalla miseria che avere aria pulita.
Quando finirà l’aria finirà certamente anche la miseria, tranquilli. Basta aspettare. Io non ho fretta.
E poi banche che si fondono fra loro e borse che vanno in altalena. Solita roba.
Torino? Tutto bene, grazie. Non funziona niente (dicono i torinesi) ma a me piace di più, perlomeno dal vivo: però, sulle pagine dei quotidiani non ci sono altro che notizie disastrose sul traffico, la Metro (che è una meraviglia ma è corta e per allungarla occorrono lavori che mettono i torinesi in ansia), il nuovo stadio, il vecchio stadio e gli avanzi delle Olimpiadi. Ogni torinese ha la sua formula per la città perfetta ma, chissà perché, nessuno la presenta. Chi la presenta e viene eletto in qualche carica più o meno autorevole, immediatamente si impantana nelle grane della gestione precedente e il segreto rimane inviolato.
Non c’è un solo torinese che abbia il coraggio di dire bene della città o, se lo fa, se ne vergogna subito. Mi ricordo i tempi della DC: nessuno l’ha mai votata ma è stata al governo 50 anni e più. Tutto va ben, madama la Marchesa e tira a campare.
Un punto, però, attira la mia attenzione da qualche tempo. Ho notato che i cartelloni pubblicitari e le inserzioni a piena pagina nei quotidiani, per non parlare dei nuovi negozi che sorgono in città, spingono la gente in tre direzioni: figli, prestiti e funerali. A parte automobili, vacanze e belle figliole in mostra per profumi o accessori di moda non si vede altro.
Nella strada in cui abito, negli ultimi mesi sono spuntati almeno quattro uffici di mediazione immobiliare o finanziaria, un paio di negozi specializzati per bambini e una sede della celebre ditta funeraria che non nomino perché la conosciamo tutti. Le pubblicità su autobus e strade non dicono altro che “una grande vita merita un grande funerale” (la mia e quella di tanti altri, perciò, merita il lancio nella discarica e va che va bene), o roba similmente iettatoria, oppure ci informano della nascita di un centro per vestire i bambini, di una scuola per insegnar loro tutto ciò di cui non avranno mai bisogno, di centri estetici e di uffici dove ti prestano tutti i soldi che vuoi (se poi vai a bagno, non preoccuparti che c’è chi ti presta anche la parcella dell’avvocato e ricominci, come il MONOPOLI).
È una sensazione strana.
Mi sembra che ci vogliano convincere che fare figli, vivere al di sopra delle nostre possibilità, cambiare auto e cellulare ogni mese, scoprire i Tropici ed essere seppelliti in pompa magna sia tutto quello che ci serve. Fanno finanziamenti persino per i funerali, meno male! Così agli eredi lascio anche un paio di chili di cambiali per essere ricordato meglio!
Siamo arrivati ad un punto di mancanza culturale che fa quasi rimpiangere il Medioevo eppure ci illudono che la felicità per un bambino è una carrozzina a tre ruote con freno (giuro, ne ho viste), un corso di vela, un cellulare e tutte le novità informatiche. E per noi una crociera almeno, centri benessere e televisori talmente grandi che li devi guardare dal terrazzo per non ustionarti le cornee. Ma è giusto. Per essere devi avere, perciò, se non puoi, per avere devi farti prestare.
Nascite e morti, insomma. In mezzo? Un gran buco da riempire.
Sempre meno lavoro, sempre più criminalità, sempre meno certezze. Aumentano l’alcoolismo, le violenze domestiche, la droga, la solitudine che ti infila nel gorgo delle depressioni e vai così.

Una grande infelicità tra il primo vagito e l’ultima bestemmia.
Karl Valentin, tanto tempo fa, ha detto “Una volta, il futuro era meglio”.
Vorrei che mi avessero venduto un giornale del secolo scorso.

1 commento:

Flavio Sasso ha detto...

Concordo in pieno, ciò che hai detto "zio", è una sensazione strana.
La televisione, i giornali, le riviste, ci vogliono far credere che siamo come tante famiglie delle pubblicità, gioiose, ridenti, che corrono nei prati, ...e non gli puzzano le ascelle, perchè usano "Bonodor" il profumo degli dei.

No, signore e signori, ...non esiste lo "sporco impossibile", ...non sarò convincente come l'uomo in ammolo (citazione per molti, ma non per tutti), ma la mia incazzatura tuona nell'aria come una saetta di Zeus.

Torino è una bella città, io l'odiavo.
Uso l'imperfetto non a caso, ...Torino mi aveva dato molti dispiaceri, poche chances, poca fortuna, pochi amori,... all'improvviso, mi son trovato con un buon lavoro, con nuovi amici e nuovi amori per cui combattere.
A quel punto, mi accorsi che la nostra città, era la mia complice, la testimone delle mie mirabilie.
Torino è un contenitore, pieno di persone buone e cattive, creative e ignoranti, solari e lunari,... può essere un vaso di Pandora carico di mostri, o una scatola di succulenti cioccolatini.

Mi piace pensare che la poesia ci possa portare oltre l'immaginario collettivo di quello che stiamo vivendo.

Eresia?

Finchè riusciremo a pensare fuori dai margini, saremo vivi, ...il cocktail va servito con uno spicchio di luna, che non guasta mai.