...don't know where, don't know when but I know we'll meet again some sunny day. Una canzone vecchia di cinquant'anni, già entrata nella leggenda perchè Kubrick la mise alla fine di Dr.Strangelove mentre le bombe atomiche (anzi "ordigni fine di mondo") rendevano giustizia al genere umano esplodendo qua e là. Eravamo nel '63 e la canzone era già vecchia ma la voce di Vera Lynn le donava il fascino delle pagine che scricchiolano in un album di foto. Nemmeno Sinatra era riuscito a non cantare una canzone così bella e semplice e ne aveva fatto un capolavoro. Ma cosa mi è preso, baccelli miei? Perchè vado a riesumare polverose melodie e le beatifico con l'entusiasmo necrofilo del peggior Paolo Limiti? Cosa mi ha tenuto lontano dalla tastiera per quasi venti giorni? Non credo l'effetto del compleanno e nemmeno un attacco di precoce rincoglionimento senile.
Penso sia dovuto al fatto che la mia salute si sia messa a protestare e mi abbia creato un pò di problemi (che non vi racconto perchè non ho l'arte di Stephen King). Sono stato lontano dal lavoro e mi sono scoperto più forte di me stesso. Ho resistito alla mancanza di salute (anzi, alla terapia che è stata peggiore della malattia) e l'ho fatto senza mai provare paura o sconforto. Se fossi un Santo, tutto bene. Ma non lo sono. Infatti mi sono incazzato oltre l'umano per le condizioni penose che mi hanno causato i farmaci. E questo è stato il bello. Ha funzionato. Mi muovevo per casa come Gollum, chino e storto, non riuscivo a mangiare né a parlare e non avevo un centimetro quadrato di corpo che non mi facesse soffrire e tutto grazie ai farmaci che mi avrebbero dovuto guarire. Ho smarronato di brutto, vomitando insulti e volgarità irriferibili che avrebbero fatto cambiare mestiere ad un esorcista. E ne sto uscendo.
Non voglio dire che le parolacce guariscono tutte le malattie, però riportano la nostra coscienza a quell'umanità che i farmaci spesso ci sottraggono. Ci sentiamo vicini alla terra ma non abbiamo voglia di andarci sotto.
Aiuta. Credetemi, baccelli miei.
E un modo straordinario per ricordare che la terra ci chiama e che abbiamo bisogno di lei, perciò di tornare a sentirci umani fino in fondo, è quello di ascoltare l'album la cui copertina è in alto a destra. The man comes around - American IV di Johnny Cash. La sua voce è fatta di terra, quella dell'America buona e coraggiosa che è morta con lui. La sua voce è fatta di roccia, scabra e tagliente ma buona a far montagne. Ed è una voce capace di cantare canzoni d'amore (non "romantiche"), ballate country e perfino di ricordarci che Bridge over troubled water di Simon & Garfunkel, quando un grande cuore la canta, non sembra uno degli inni dei Ciellini a Rimini.
E questo disco meraviglioso si chiude proprio con la promessa che ci ritroveremo, non so dove, non so quando, ma so che ci ritroveremo in un giorno di sole. E stavolta Stranamore non fa saltare bombe perchè ne sono già scoppiate troppe.
Ho ancora qualche nuvola attorno, ma lunedì torno a lavorare. Un pò più debole, un pò più stanco, un pò più tremolante ma sicuramente più saggio. Si diventa saggi per necessità e non per amore: quello serve a San Valentino per i baccelli più teneri che non hanno ancora capito da che parte arriva la fregatura e sono convinti che con la donna giusta tutto cambia. Certo, per lei. Per noi non cambia mai niente a meno che non siamo anche noi l'uomo giusto, soprattutto verso noi stessi, e non c'è più nessuno disposto a rinunciare a qualcosa in attesa di qualcosa di meglio. La pazienza che ti viene dalla malattia non la sappiamo valutare e non vediamo l'ora di guarire. Quando la malattia non guarirà mai, invece, ci si adegua e si scopre un altro lato della vita: la profondità. Cash stava morendo e continuava a cantare canzoni splendide e piene di sincerità. Per questo il mondo va come va: è nelle mani dei cosiddetti sani, ciechi a tutto fuorchè al loro tornaconto. Anche per loro (se capiscono l'ironia) mi unisco al coro e canto We'll meet again...
Ciao, baccelloni!
2 commenti:
"La felicità compensa in altezza ciò che le manca in lunghezza"
- Robert Frost -
BRIGHT EYES LYRICS
"At The Bottom Of Everything"
(feat. Jim James)
So there was this woman and she was on an airplane, and she was flying to meet her fiancé seaming high above the largest ocean on planet earth. She was seated next to this man she had tried to start conversations, but the only thing she had really heard him say was to order his Bloody Mary. She was sitting there and she was reading this really arduous magazine article about a third world country that she couldn’t even pronounce the name of. And she was feeling very bored and despondent. And then suddenly there was this huge mechanical failure and one of the engines gave out, and they started just falling thirty-thousand feet, and the pilots on the microphone and he’s saying “I’m sorry, I’m sorry, oh my god... I'm sorry” and apologizing. And she looks at the man and says “Where are we going?” and he looks at her and he says “We’re going to a party. It’s a birthday party. It’s your birthday party. Happy birthday darling. We love you very, very, very, very, very, very, very much.” And then he starts humming this little tune, it kind of goes like this: 1, 2, 1, 2, 3, 4
We must talk in every telephone
Get eaten off the web
We must rip out all the epilogues in the books that we have read
And in the face of every criminal
Strapped firmly to a chair
We must stare, we must stare, we must stare
We must take all of the medicines too expensive now to sell
Set fire to the preacher who is promising us hell
And in the ear of every anarchist that sleeps but doesn’t dream
We must sing, we must sing, we must sing
It’ll go like this:
While my mother waters plants
My father loads his guns
He says death will give us back to God
Just like this setting sun is returned to this lonesome ocean
And then they splashed into the deep blue sea
It was a wonderful splash
We must blend into the choir
Sing as static with the whole
We must memorize nine numbers and deny we have a soul
And in this endless race for property and privilege to be won
We must run, we must run, we must run
We must hang up in the belfry
Where the bats and moonlight laugh
We must stare into a crystal ball and only see the past
And in the caverns of tomorrow
With just our flashlights and our love
We must plunge, we must plunge, we must plunge
And then we’ll get down there, way down to the very bottom of everything
And then we’ll see it, oh we’ll see it, we’ll see it, we’ll see it
Oh my morning's coming back
The whole world’s waking up
All the city buses swimming past
I’m happy just because
I found out I am really no one
Ciao Zio!! E ricordati. It was a wonderful splash.
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